Immaginate di essere un etrusco del VII secolo a.C. di ritorno da una fortunata pesca nei pressi del Lago di Chiusi. Come avreste cucinato i pesci appena pescati? Probabilmente vi sareste guardati attorno in cerca di qualcosa da bruciare per accendere un bel fuoco, magari delle canne lacustri. Dopodiché avreste abbrustolito i pesci sulla brace fumante infilzandoli su uno spiedo o riponendoli su una griglia rudimentale.
Torniamo ai giorno nostri. Cos’è cambiato? Nulla (se non l’accensione del fuoco). In Valdichiana Senese il “brustico”, così definito perché si tratta di pesce “abbrustolito”, lo si prepara ancora tra scintille e scoppiettii, nello stesso identico modo in cui lo cucinava il popolo etrusco.
Una volta cotti i pesci, generalmente persici o piccoli lucci, sono ripuliti dalla fuliggine in eccesso e dalle lische. Il risultato è un piatto di filetti bianchi, conditi semplicemente con un goccio di olio extra vergine di oliva, sale e pepe.
Lasciate da parte la forchetta, perché il brustico lo si può mangiare anche con le dita, proprio come avrebbe fatto il pescatore etrusco.