Più precisamente “aglione della Valdichiana”, perché qui è nato e qui continua ad essere coltivato con tecniche tradizionali che si tramandano sin dall’epoca degli Etruschi, antichi abitanti della Toscana. Il nome la dice lunga su questa speciale varietà di aglio gigante, i cui bulbi possono arrivare a pesare fino a 800 g, contro i 150 g dell’aglio comune.
Ma oltre alle dimensioni, quali sono le caratteristiche che differenziano l’aglione dal suo cugino aglio?
Dall'essere un prodotto che ha quasi rischiato l'estinzione, l’Aglione della Valdichiana ha ottenuto la certificazione PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) grazie all'impegno di alcuni piccoli produttori locali.
Il requisito per ottenere questo riconoscimento è quello di essere prodotti “ottenuti con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali e per un periodo non inferiore ai venticinque anni”.
Nella cucina chianina l’utilizzo più comune dell’aglione è nella preparazione dell’omonimo sugo a base di pomodoro, con il quale vengono conditi i “pici”, famoso primo piatto tipico della Valdichiana Senese.
La ricetta? Niente di più semplice: dopo aver riscaldato in padella olio extra vergine d’oliva e uno spicchio di aglione della Valdichiana, aggiungere salsa di pomodoro fresco e sale quanto basta. Peperoncino a piacere.
Manca un solo ingrediente, quello segreto: una foglia di alloro spezzata aggiunta al pomodoro poco prima di tuffarci la pasta. Ed ecco il vero sugo all’aglione.