Le storie dei Local Ambassador: Carlo Stefanelli, miele a Sinalunga
Un viaggio tra arnie, fioriture e cambiamenti climatici: la sfida di un produttore della Valdichiana Senese
Per Carlo Stefanelli, apicoltore di Sinalunga, tutto è iniziato in campagna, nelle terre che coltivavano i nonni a Montisi. Lì, tra la terra, gli animali e un’arnia sempre piena di vita, è nata una passione che non lo ha più lasciato: per le api e per il miele.
«Le api le ho conosciute così, in famiglia» racconta Carlo: «Seguivo il mio babbo, e già da piccolo restavo incantato nel vedere come funzionava quel sistema perfetto».
A sei anni, mentre aiutava il padre tra le arnie, la tunica prese fuoco e le api lo aggredirono: «Forse è da quel giorno che ho con loro un legame speciale. O bene bene o male male», racconta Carlo con un modo di dire tipico della Valdichiana.
Dalla passione di famiglia alla professione
Dopo aver studiato Scienze Politiche a Firenze, Carlo non ha mai smesso di dedicarsi alle api: «Le ho portate anche a Fiesole con la Golf di mio padre, mentre studiavo all’università» ricorda sorridendo: «L’amico che mi ospitava si è appassionato anche grazie a me, e oggi è apicoltore anche lui».
Le api hanno sempre destato in lui un grande interesse: «Probabilmente perché hanno una organizzazione sociale complessa tale per cui è interessante capire come si distribuiscono i meccanismi di funzionamento». E prosegue: «E’ interessante anche la molteplicità di approcci che si possono avere all’apicoltura: dalla selezione delle regine alla produzione di pappa reale o di cera, per esempio. Non c’è solo la produzione di miele, è un ecosistema complesso».
Quella che era nata come passione si è trasformata in un mestiere vero e proprio: dopo il 2010 Carlo apre la sua azienda, oggi con sede a Sinalunga e apiari a Montisi, ma la filosofia è rimasta la stessa: rispetto per la natura, cura artigianale e qualità del prodotto.
«Quando ho iniziato avevo solo tre alveari. Ora produco miele di acacia, castagno, sulla, melata, erica, edera, tiglio e millefiori».
Il viaggio delle api: un mestiere in movimento
Fare miele, per Carlo, significa spostarsi di continuo. Per ottenere mieli monoflora autentici, ogni fioritura richiede un habitat dedicato: «Vado a Pistoia per l’acacia, in montagna per il castagno. A volte lavoro in aziende agricole che ci ospitano in cambio dell’impollinazione: uno scambio naturale e alla pari».
Oggi Carlo rinnova le arnie costruite nella falegnameria di famiglia dal padre Gianfranco più di 10 anni fa e lavora in solitaria, muovendosi tra campi e boschi: «La parte più bella del mio lavoro è quella che si vede nei campi. Il profumo, il suono quando apri un alveare: è un’emozione che non si può raccontare».
Un’apicoltura biologica e consapevole
L’azienda di Carlo è a conduzione biologica.
Questo significa niente farmaci di sintesi, solo rimedi naturali come l’acido ossalico, in accordo con il regime biologico, da somministrare con grande attenzione: «È un lavoro più complesso e meno redditizio» spiega: «ma è l’unico modo per garantire un miele con pochissimi residui chimici».
La scelta del biologico comporta anche rischi: «Quando arrivano malattie come la varroa, non posso intervenire con i metodi tradizionali. E se le mie api entrano in contatto con arnie non controllate, posso perdere intere colonie».
Una difficoltà aggravata dall’aumento di apicoltura amatoriale: «È bello che le persone si avvicinino alle api e producano il loro miele, ma chi non conosce bene le regole può creare danni seri agli apicoltori professionisti, ci vuole informazione».
Miele come cultura e biodiversità
Carlo crede che l’apicoltura non sia solo produzione, ma educazione e cultura. Va spesso nelle scuole del territorio, organizza visite guidate in azienda e ha scritto un libro per bambini: «Le api spiegate ai bambini» (Tecniche Nuove), per avvicinare le nuove generazioni a questo mondo straordinario.
«Il valore aggiunto del mio lavoro è offrire un’informazione corretta» dice: «Il miele non è tutto uguale, e dentro ogni barattolo c’è una storia, un paesaggio, una stagione. Il valore aggiunto che si ottiene parlando con un produttore diretto come me è quello di avere una informazione completa e corretta. E quella di avere poche varietà di miele ma autoctone e di buona qualità».
Il cambiamento climatico e le nuove sfide
Negli ultimi anni le variazioni climatiche hanno reso sempre più difficile il mestiere dell’apicoltore: «Primavere con gelate improvvise o estati troppo secche possono azzerare le fioriture» spiega Carlo: «E questo per noi significa perdita di api, e quindi di miele».
Nel suo laboratorio conserva ancora il taccuino di suo padre Gianfranco, realizzato con cartoncini scritti a mano, dove dal 1985 si annotavano rese e varietà di miele. Sfogliandolo, Carlo riflette su quanto sia cambiato il suo lavoro: «Le rese si sono più che dimezzate in quarant’anni, ma continuo, perché le api fanno parte di me».
Oggi ogni stagione è una sfida diversa: il potenziale nettarifero delle piante cambia di anno in anno e il clima influisce su ogni raccolto: «Serve intuito, esperienza e tanta flessibilità».
«Molti mi dicono che questo è un bel lavoro. Io penso che sia un bel lavoro tosto» aggiunge sorridendo. «Fatto di cura, di attesa, di sorpresa. E di amore per la natura».
Il luogo del cuore del Local Ambassador
«Un luogo del cuore in Valdichiana Senese è la zona nel Comune di Torrita di Siena che dall’Amorosa va verso Trequanda: una zona collinare ma anche boschiva, con tanta varietà e molto rappresentativa del nostro territorio».